Giappone: la cerimonia del tè
Un rito sociale e spirituale
La cerimonia del tè dimostra appieno l’amore per dei giapponesi per i rituali, per la spiritualità e per la meditazione. Agli occhi di noi occidentali – che consumiamo il tè a colazione, al bar o con gli amici senza troppi problemi – appare come un rito davvero cerimonioso, complicato e difficile da comprendere: eppure lo scopo è invece del tutto zen, teso a liberare la mente e a pacificare gli animi e le persone!
Un po’ di storia
La cerimonia del tè è una delle arti della raffinatezza giapponese, come l’arte della disposizione dei fiori in vaso e la cerimonia dell’incenso, tutte nate in senso al buddismo: fu un monaco infatti a “importare” il tè verde alla corte dell’imperatore, provenendo dalla Cina, dove il tè – con relativa cerimonia – si beveva già da almeno mille anni. Il tè si diffuse immediatamente nella corte e nei monasteri, e fu utilizzato persino dai samurai come strumento di conciliazione tra fazioni rivali.
La filosofia zen nella cerimonia del tè
Insieme alle piante del tè, i monaci portarono in Giappone anche il buddismo zen: una filosofia basata sull’idea che si può raggiungere l’illuminazione anche nelle piccole e semplici attività di ogni giorno. Questa filosofia venne applicata al tè, che divenne un vero e proprio rituale chiamato chado, “la via del tè”, e basato su precisi princìpi: armonia, rispetto, tranquillità e purezza. La cerimonia diventa un rituale zen per liberare la mente e pacificare l’animo, per creare armonia tra le persone e le cose.
La stanza del tè
Il tutto si svolge in una stanza appositamente dedicata – un tempo e nelle case più ricche anche un capanno nel giardino, separato dell’abitazione – arredata nella massima semplicità, con pochi oggetti utili alla sola cerimonia. La porta di ingresso in questa stanza è volutamente più piccola del normale, per indurre le persone ad abbassarsi in segno di umiltà.
Quale tè viene utilizzato?
Prevalentemente tè Matcha, molto pregiato, perché realizzato dalla macinatura a pietra delle foglie fino ad ottenere una polvere finissima, che deve poi essere mischiata all’acqua calda.
Quali oggetti servono?
Il tè viene conservato in un recipiente chiamato chaki. L’acqua viene scaldata in un bollitore (kama) e versata in una tazza detta chawan, utilizzata a turno da tutti gli ospiti. Il tè viene dosato con un cucchiaino sempre di bambù (chashaku) e mescolato con un frullino (chasen).
Come si svolge la cerimonia
Al loro arrivo, gli invitati si lavano le mani ed entrano poi nella stanza del tè, chinandosi. Prima di entrare, tolgono le scarpe e indossano delle pantofole.
L’incaricato alla preparazione del tè (teishu) predispone tutti gli oggetti necessari e poi – inginocchiato – inizia a preparare il tè per il primo ospite. Il galateo è parte essenziale di tutta l’esperienza, e ci si aspetta quindi che gli invitati facciano apprezzamenti sulla bellezza della stanza e degli oggetti. Prima di bere il tè, ogni ospite viene invitato a mangiare dei dolci o altri tipi di cibi, sempre preparati con grande attenzione all’estetica, su cui verranno fatti apprezzamenti. A turno poi ognuno berrà il tè, scusandosi ogni volta con tutti i commensali, e facendo ruotare la tazza diverse volte, rivolta in un senso preciso verso il teishu. Ogni ospite beve dalla stessa tazza, che viene ogni volta restituita al teishu per essere pulita e di nuovo riempita.
Quando tutti hanno terminato di bere, il primo ospite chiede di poter visionare tutti gli utensili utilizzati, poi la stessa cosa viene fatta da tutti gli altri, secondo il principio zen di rispettare a tutte le cose. Ogni ospite chiederà poi informazioni sulla particolare storia della chawan. Segue poi la richiesta del teishu ad ogni invitato di dare un nome al cucchiaino di bambù, recitando una poesia o un haiku. Finita la cerimonia, il teishu ripone gli oggetti nel loro preciso ordine ed esce dalla stanza.