Lo stile del pellegrinaggio
Come affrontare un pellegrinaggio secondo noi
Entra nel deserto e lì “parlerò al tuo cuore” (Os 2,16b)
Il deserto – inteso qui nel suo duplice senso, geografico e figurato – è un luogo di essenzialità, di separazione e di prova. Lì s’incontra il Signore così come si è, nella propria verità, senza maschere. Viviamo il pellegrinaggio come fossimo nel deserto, lasciandosi attirare dal Signore: Lui solo è il primo! Noi e le nostre cose veniamo dopo: distacchiamoci dalle occupazioni e dalle preoccupazioni quotidiane!
Ascolta “la voce sottile del silenzio” (1Re 19,12b)
Il Signore parla nel silenzio. Custodire il silenzio esteriore è il presupposto necessario al silenzio interiore. La contemplazione della Terra, l’ascolto della Parola e la preghiera personale richiedono una disposizione docile al silenzio.
Lasciati guidare e così “ti solleverò su ali d’aquila” (Dt 32,11)
L’incontro con il Signore richiede di “de-centrarsi” e di uscire dai propri schemi per lasciarsi condurre dalla sua Parola. Il pellegrinaggio è un cammino geografico, biblico e spirituale insieme: lasciamoci portare e provocare dalla Parola, dai luoghi che si visitano, dalle persone che si incontrano, dalle parole che si ascoltano. Disponiamoci a contemplare e a ricevere, più che a voler tutto capire e analizzare, permettendo allo Spirito di lavorare con gradualità dentro ciascuno.
Non fissare “lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili” (2Cor 4,18)
Recuperiamo la bellezza dell’essere prima dell’avere: non impoveriamo i nostri occhi “lanciandosi sulle cose”, non rinunciamo a contemplarle e goderle in sé stesse, prima di oggettivarle per mettersele in tasca e portarsele via.
“Non accumulare tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano ma in cielo” (Mt 6,19)
La preoccupazione per l’acquisto di oggettistica e souvenir per sé o per altri in ogni luogo di visita va fortemente ridimensionata. L’organizzazione prevede vari tempi dedicati a questo. Pertanto, fuori dai momenti e dai luoghi stabiliti da chi conduce il pellegrinaggio, s’invita alla sobrietà, a non indulgere nel consumismo, a rimanere in gruppo e a non disperdersi.
Rispetta gli orari: “per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo” (Qo 3,1)
La buona riuscita del pellegrinaggio dipende molto dall’organizzazione e dal rispetto dei tempi. La puntualità e la disciplina sono importanti per evitare di appesantire lo scorrere della vita del gruppo e non provocare disguidi.
Non curarti di dove dormirai e prendi “i pasti con letizia e semplicità di cuore” (At 2,46)
Il pellegrinaggio richiede una certa flessibilità e spirito di adattamento. Gli alloggi, scelti per avere contatto con più ambienti e stili, sono di vario tipo e hanno livelli e modalità gestionali diversi. In Medio Oriente poi, gli standard di pulizia e igiene sono in genere di qualità inferiore rispetto a quelli italiani. Inoltre, i frequenti spostamenti a piedi e in pullman, l’affollamento dei luoghi santi, la ricchezza del nostro programma richiedono di contenere i tempi del pranzo. Per questo, si è scelto di consumare un pasto frugale e semplice, talvolta “al sacco”. Ciò richiede duttilità e collaborazione.
Ricorda che “una mente retta ricerca il sapere, la bocca degli stolti si pasce di stoltezza” (Pr 15,14)
Prepararsi seriamente al pellegrinaggio, anche attraverso un percorso di studio e approfondimento culturale, è importante per evitare il rischio di non riuscire a cogliere appieno le tante informazioni che vengono date in loco e tornare a casa soltanto con qualche fuggevole emozione religiosa. Il materiale preparatorio e le schede che vengono distribuite durante le varie tappe del pellegrinaggio sono dunque strumenti utili da conservare e leggere attentamente. Questo lavoro di tipo culturale è assolutamente complementare a quello spirituale.
“In ogni circostanza benedici il Signore e domanda che ti sia guida nelle tue vie e che i tuoi sentieri e i tuoi desideri giungano a buon fine” (Tb 4,19)
Il pellegrino è il primo responsabile del proprio cammino interiore. Occorre pertanto che ciascuno cerchi di rapportarsi personalmente con l’unico Maestro e Pastore che è Gesù Cristo Nostro Signore, piuttosto che dipendere da chi guida il pellegrinaggio. Ignazio di Loyola scrive a questo riguardo: «Chi propone gli esercizi (…) lasci che il Creatore agisca direttamente con la creatura, e la creatura con il suo Creatore e Signore» (EE.SS. 15). Ognuno sia attivo e vigilante, capace di sfruttare al meglio anche i momenti di attesa, di pausa e i trasferimenti in pullman.
“Benedetto sarai al tuo entrare e benedetto al tuo uscire” (Dt 28,6)
Visitare le terre bibliche è un privilegio che non tutti hanno la possibilità di sperimentare. Se si comprende quale grande dono di grazia si riceve attraverso il pellegrinaggio, tutto apparirà lieve, bello e utile.
Liberamente tratto da uno scritto di padre Paolo Bizzeti, Vescovo dell’Anatolia.