Il viaggio in India
tra stupore e disorientamento
E’ sporca, è povera, è infetta; a volte è ladre e bugiarda, spesso maleodorante, corrotta, impietosa, indifferente. Eppure, una volta incontrata non se ne può fare a meno. (Tiziano Terzani, Un altro giro di giostra)
L’India è un fiume in piena che spazza via ogni proporzione, ogni stabilità ed ogni simmetria.
Frantuma ogni certezza, lascia attoniti, spaesati ed insicuri.
Le città brulicano di essere umani, animali, spazzatura e ogni tipo di mezzo di trasporto, non esistono regole, tutti procedono in modo disordinato e casuale. Tuttavia questo movimento scomposto svela un’armonia apparentemente impossibile.
Il primo incontro è con l’odore dell’aria, un misto di spezie e aromi dolciastri che penetrano nelle narici e nella pelle, il sapore più buono e più nauseabondo che mai sentirete.
Il vociare di più di un miliardo di persone che offrono merci con invadente insistenza; il silenzio di coloro che immobili, seduti agli angoli delle strade, ti sorridono per pochi spiccioli; la stoffa colorata delle affascinanti donne indiane, che appaiono come uscite da un dipinto; la scoramento dei paria, che vagano come fantasmi tra una folla che non li vede.
E poi loro, le mucche, sacre a loro insaputa, nel loro inutile vagare, anch’esse protagoniste di questo tempo circolare pieno di contraddizioni.
Il groviglio di fili elettrici che avvolgono i fatiscenti palazzi. Treni che non passano mai. Clacson che suonano impazziti giorno e notte.
Partire per l’India significa: lasciare a casa l’ansia e la preoccupazione; lasciare a casa la linea del tempo e immergersi nell’attimo, in quell’unico momento che è il nostro tutto; emozioni che sgretolano ogni struttura della nostra mente e che spostano l’asse attorno al quale ruota la nostra esistenza.
Si dice che l’India la ami o la odi: noi pensiamo che l’India ti imponga di viverla. Se si prova a respingerla essa polverizzerà la serenità e la gioia, se invece la si accoglie svelerà i suoi segreti e i suoi misteri.
Permettetevi di immergervi in quel fatalismo che noi erroneamente chiamiamo rassegnazione, ma che per gli indiani è il miracolo della vita.
Non si è mai pronti all’India, esiste solo il momento in cui si decide di partire senza tanti perché. Un’incoscienza che riesce a squarciare il velo di una meta sognata e allo stesso tempo profondamente temuta.
L’India non ha risposte e nemmeno domande, tuttavia se la si accoglie sarà anima, spirito e cuore.
Francesca A.