Viaggio in Iran 2019: un video-ricordo
Riflessioni di un viaggiatore
Immaginiamo la gamma di emozioni che possiamo provare in un anno: gioia, meraviglia, riflessione, malinconia ma anche un po’ di preoccupazione.
Un viaggio in Iran per Capodanno te la fa provare in poco più di una settimana, una sorta di concentrato, forte, molto forte, di tutto ciò che di solito sentiamo in un arco di tempo più diluito. Sono i luoghi e le persone che colorano emotivamente i nostri giorni. E il viaggio a cui ho partecipato, ha fatto proprio questo. Dalla leggendaria storia dell’Impero Persiano che emerge dalla notte dei tempi, con i suoi sovrani Ciro, Dario e Serse, alle sublimi decorazioni delle moschee di Shiraz, Yadz e Esfahan, non vi è stato un luogo che non abbia contribuito a creare quel vuoto nel petto che chiamiamo “mozzare il fiato”. Ma i luoghi non sarebbero quelli che sono senza le persone. Quelle che ho incontrato io, avevano tutte un bagaglio. Non intendo uno fisico, bensì personale. Ogni compagno di viaggio ha avuto qualcosa da condividere di sé, intimo, a volte molto intimo, tra una chiacchierata sul pullman, durante le soste per sgranchirci le gambe oppure mentre ci si riprendeva dalle visite durante un pranzo o una cena in un locale tipico. Vissuti intensi dietro ampi sorrisi o un’iniziale diffidenza relazionale. E poi come dimenticare le guide e l’autista? Guidare un gruppo, qualunque esso sia, non è impresa da poco, chi lo fa per mestiere lo sa. Marta, Azita e Kashim non hanno fatto mancare le sorprese per il gruppo e che assumevano la fisionomia di deliziosi pasticcini iraniani serviti con tè o caffè, oppure quella di un gruppo musicale locale che ha allietato un pomeriggio di visita a Esfahan.
Certo, si potrà dire che il viaggio non è stato di quelli che si possono definire rilassanti. Ma chi partecipa a un viaggio culturale dovrebbe saperlo: non capita spesso di visitare terre lontane e per alcune persone si potrebbe trattare dell’unica possibilità nella propria vita. Quindi che la tabella di marcia sia serrata, non è un caso. Assumere la consapevolezza di cosa faccio in un viaggio è ciò che mi prometto ogni volta che esco dai miei confini nazionali e dal mio recinto mentale. Per concludere, nemmeno il rientro è stato immune da quelle emozioni con cui ho cominciato questo testo: il tempo tra un aereo e l’altro non era molto, bisogna dirlo, ma la scarica di adrenalina che ho provato, parlando a titolo personale, evidentemente, rimane qualcosa di impareggiabile!
- testo di Marco Driussi (GlobeTrotterPhilosopher)
- video girato e montato da Marco Driussi (GlobeTrotterPhilosopher)