Verona, la “piccola Gerusalemme”
La Fondazione "Verona Minor Hierusalem, una città da valorizzare assieme"
A partire dal IV secolo, grazie all’editto di Costantino che garantiva la libertà religiosa, molti cristiani partirono verso la Terrasanta alla ricerca delle radici della loro fede. Poiché nel medioevo raggiungere Gerusalemme era difficile e pericoloso molti pellegrini, malati o senza denaro, erano costretti a rinunciare; di conseguenza, per permettere a tutti di fare il loro cammino sorsero, in Italia e in Europa, delle riproduzioni topografiche dei luoghi della città Santa o delle copie dell’edicola del Santo Sepolcro.
Verona diventa protagonista di questa storia quando l’arcidiacono Pacifico (VIII sec.), nel suo dizionario sotto il nome Verona scrisse: “nobile città dell’Italia, che gli Ebrei dicono essere stata fondata da Sem figlio di Noè dopo il diluvio e che chiamano Gerusalemme minore”. Questo richiamo evocativo alla città Santa è confermato, secoli dopo, dagli Statuti Veronesi e da una iscrizione impressa nel sigillo cittadino, raffigurante San Zeno, nella quale si legge “Verona Minor Hierusalem di Zenoni Patrono”.
L’inesorabile scorrere del tempo ha reso la memoria dell’antica topografia gerosolimitana della città un lontano ricordo e Verona è diventata celebre, nel mondo, per l’immortale balcone e per la maestosa arena.
Da diversi anni, un gruppo di studiosi e di biblisti, tra i quali don Martino Signoretto, ha recuperato questa tradizione e ha lavorato ad un progetto divenuto concreto e visibile il 16 gennaio 2019, con la nascita della fondazione «Verona Minor Hierusalem, una città da valorizzare assieme», che nel giro di breve tempo è diventata un esempio di virtuosa cooperazione tra cittadini e istituzioni.
L’imponente lavoro di ricerca, che si è avvalso dei preziosi studi del professore Gian Paolo Marchi, ha rivelato che la topografia di Verona richiama quella di Gerusalemme: L’Adige, che separa il Monte Oliveto dal Monte Cavro, ricorda il fiume Cedron che divide il Monte degli Ulivi dal Calvario; la Fontana del Ferro riecheggia la fontana della Vergine di Nazareth, San Zeno rappresenta la Betlemme veronese e infine Santa Toscana, proprio come il Santo Sepolcro, sorge fuori dalle mura cittadine.
Questa somiglianza è diventata l’occasione per inaugurare un nuovo tipo di turismo, basato su una narrazione del territorio che rende possibile trasformare il viaggio in una esperienza, nella quale ciascuno diventa protagonista. La fondazione, infatti, attraverso la sua rete di volontari non solo offre al visitatore la possibilità di ammirare capolavori artistici di rara bellezza, ma propone anche un nuovo approccio ai luoghi, basato sull’empatia, sulla relazione, sulla condivisione, sulla solidarietà e sulla gioia della gratuità.
Gli attori principali di questa iniziativa sono i cittadini di Verona che, dopo un percorso formativo, si mettono in cammino, insieme ai pellegrini giunti da tutta Italia, alla scoperta dell’anima nascosta della città scaligera. I tre percorsi ideati racchiudono nel titolo l’essenza della fondazione: “rinascere dalla terra, rinascere dall’acqua e rinascere dal cielo “.
“Rinascere”, ossia permettere ai luoghi di parlare direttamente al cuore, per avere non solo una conoscenza intellettuale delle cose, ma per giungere all’essenziale. Il dialogo e l’incontro, reclamati dalla stessa narrazione, riscrivono una storia che permette al visitatore di addentrarsi in questi luoghi con la predisposizione di un pellegrino medievale che, giunto all’altezza dell’antico Ponte Pietra, con gli occhi pieni di meraviglia, volge lo sguardo alla collina di San Pietro e sente nel suo cuore l’anima di Gerusalemme.
Per approfondire, consulta il sito ufficiale del progetto.
Articolo di Francesca Arnstein