Giubileo 2025 a Roma
Sancta Sanctorum al Laterano
Voluto da papa Niccolò III, grande protettore dell’ordine francescano, il santuario della Scala Santa presso la Basilica di San Giovanni in Laterano ha custodito per secoli alcune fra le reliquie più importanti legate alla vita di Cristo, della Vergine e di vari santi.
Alla fine del Cinquecento papa Sisto V lo definì «il luogo più santo che ci sia sulla terra»: non est in toto sanctior orbe locus, come si legge su una delle pareti del santuario della Scala Santa. E ancora oggi i fedeli avanzano in ginocchio sui ventotto gradini marmorei che, secondo la tradizione, stavano in origine nel Pretorio di Pilato e dove Cristo avrebbe lasciato tracce di sangue (in particolare sul secondo, sull’undicesimo e sul ventottesimo scalino), con la devozione descritta da fra’ Santi di sant’Agostino nel 1588: «Qualunque persona che salirà devotamente ingenocchioni sopra di essa, conseguirà per ogni scalino tre anni e altre tante quarantene de indulgentia, e la remissione della terza parte de peccati».
Costantino aveva scelto questa porzione di Roma (l’ager Lateranensis, toponimo derivato dalla famiglia patrizia dei Laterani) per erigervi la basilica cattedrale di Roma in origine dedicata al Salvatore, oggi San Giovanni in Laterano. Qui aveva sede il pa triarchion, residenza e centro amministrativo del romano Pontefice. Nella cappella palatina, nota in origine come oratorio di san Lorenzo o in Palatio, consacrata da papa Niccolò III Orsini nel 1279, si conservano alcune fra le più venerabili reliquie della cristianità, prima fra tutte l’icona Acheropita del Volto Santo (vedi box). Proprio perché nasce come cappella privata del pontefice e contenitore privilegiato di preziose reliquie, venne chiamata fin da allora con l’appellativo biblico Sancta Sanctorum (Santo dei Santi), in analogia con la parte più interna e sacra del Tempio di Gerusalemme contenente l’Arca dell’Alleanza.
Durante il suo pontificato (1585-1590) Sisto V Peretti fece incastonare la Scala Santa all’interno del monumentale edificio che porta il nome dell’architetto Domenico Fontana e la data 1589, legittimando così una pratica che, al di là delle leggende che la circondano, resta un monumento della religiosità popolare: per secoli qui sono sfilate masse di pellegrini che da ogni parte d’Europa arrivavano a Roma per venerare il Volto Santo ed affidare le loro invocazioni al Redentore, percorrendo in ginocchio le Scalae Pylati.
Quel che resta di oltre un millennio di storia del santuario e delle memorie che vi vengono conservate, scrive lo storico padre passionista Mario Cempanari nel monumentale saggio in due volumi Sancta Sanctorum Lateranense (edizioni Sapienza della Croce, Roma 2003), «è il messaggio che le antiche generazioni di papi e di fedeli ci trasmettono con questo monumento: è l’ultimo, ma anche antico, unico e sempre nuovo, della salvezza data da Cristo nella sua Passione, morte e risurrezione. In queste poche parole si concentra quanto l’uomo anche del terzo millennio, pensoso dei suoi destini, cerca affannosamente da sempre: l’unica salvezza che gli è dato sperare sotto il cielo».
Dal gennaio 2013 sono iniziati i restauri diretti dai Musei vaticani delle centinaia di metri di pitture murali che coprono le pareti e le volte del santuario della Scala Santa. Pittori del calibro di Ferraù Fenzoni, Giovanni Baglione, Paul Bril, Andrea Lilio, Baldassarre Croce, negli ultimi anni Ottanta del XVI secolo, l’epoca di Sisto V, popolarono con storie dell’Antico e del Nuovo Testamento le pareti e le volte della Scala, anzi delle scale perché due per parte fiancheggiano quella venerata come reliquia e che ancora oggi è meta di pellegrinaggi di fedeli da tutto il mondo.
I restauri del complesso, che dovrebbero concludersi entro la fine del 2015, sono realizzati da 15 giovani specialisti sotto la dire- zione di Paolo Violini e sono stati finanziati dal gruppo Pa- trons of the Art in the Vatican Museums, l’associazione di filantropi cattolici in gran parte nordamericani che da alcuni anni cura il patrimonio artistico della Santa Sede sotto l’impulso del responsabile vaticano, il padre domenicano Mark Haydou.
Articolo apparso sulla Rivista Terra Santa luglio-Agosto 2024 ©