Giubileo 2025 a Roma
Memoria dei primi martiri e della Sacra Clonna
A due passi da Santa Maria Maggiore, si trova la basilica costruita sui resti della dimora patrizia frequentata da san Paolo e dove nel 1223 venne portato un frammento della colonna sulla quale Gesù sarebbe stato flagellato (nella foto piccola, in basso). Ma la basilica di santa Prassede, sorta come titulus Praxedis come si legge in un epitaffio nel 491, secondo il Liber Pontificalis riedificata nell’817 da Pasquale I (817-824) che ne temeva un crollo, racchiude una storia meno nota e di enorme fascino.
Secondo i cicli agiografici dei Passionari o Leggendari romani (V-VI sec. d.C.) destinati all’uso liturgico, santa Prassede e santa Pudenziana erano figlie del senatore Pudente, amico di san Paolo tra i primi convertiti a Roma, del quale l’Apostolo delle genti parla nella Seconda lettera a Timoteo (4,21). Alla morte del padre, Prassede insieme alla sorella e al presbitero Pastore avrebbe fatto costruire un battistero nel titulus fondato da Pudente, per battezzare con l’approvazione di papa Pio I (142 ca-155 ca) coloro che si convertivano al cristianesimo. Morta Pudenziana in giovanissima età, Prassede eredita dal fratello Novato i beni di famiglia e fa costruire una chiesa nel vicus Lateranus intitolata a suo nome, sub titulo Praxedis: in essa nasconde molti cristiani perseguitati dall’imperatore Antonino Pio. Scoperti, essi vengono condannati a morte. La giovane raccoglie i loro corpi (da qui l’iconografia con cui viene di solito rappresentata, con una spugna in mano mentre raccoglie il sangue dei martiri in un pozzo) e li seppellisce nel cimitero di Priscilla, sulla via Salaria. Muore dopo aver invocato Dio di poterli segui- re nel martirio. Il presbitero Pastore la seppellisce nel cimitero di Priscilla, accanto alle spoglie della sorella e del padre. Papa Pasquale I ricostruisce l’antico titulus Praxedis (l’odierna basilica), deponendovi le reliquie della vergine Prassede e della sorella Pudenziana (i due sarcofagi venerati nella cripta, trasformata nel 1734) e di numerosissimi martiri. Riccamente decorata da splendidi mosaici, risalenti al VI secolo, ispirati dall’Apocalisse e dalla teologia sulla Gerusalemme celeste, la basilica è stata più volte rimaneggiata nel corso dei secoli. Nella navata destra della basilica, all’interno della cappella o sacello di San Zenone, si apre un’ulteriore piccola cappella dedicata alla Sacra Colonna. Essa venne portata a Roma dal cardinale Giovanni Colonna, titolare della basilica e legato apostolico in Siria durante la quinta Crociata (come testimoniato dalla lapide murata a sinistra dell’ingresso della cappella di San Zenone). La colonna è a forma di balaustro rastremato, ha un collarino, un capitello e una piccola base. Tradizionalmente è ritenuta la colonna a cui Cristo venne legato per essere flagellato ed è sempre stata oggetto di particolare devozione: la chiesa stessa è stata considerata fino a pochi decenni fa una delle basiliche più importanti di Roma, proprio perché nella quarta domenica di Quaresima si celebrava la festa della Sacra Colonna.