I paesaggi della Terra Santa
Il racconto di due pellegrini
Una visita alla basilica (di Betlemme, ndr) mi ha messo subito in contatto con la diversità delle persone che giungono qui: molti dell’est europeo, ma anche asiatici, i tanti italiani che in questo periodo la fanno da padrone. Non è facile trovare un momento di raccoglimento, tra la guida locale che ti offre il suo commento alla storia di Gesù, i gruppi di pellegrini a volte un po’ confusi dalle molte informazioni, alcuni turisti arabi un po’ troppo invadenti e rumorosi … e via discorrendo. A me aiuta di più pensare che, comunque, in questi luoghi, dentro, ma soprattutto fuori ha vissuto Gesù: anche lui ha osservato con i suoi occhi quello che vediamo noi.
È la sensazione provata anche venerdì quando, al seguito dell’infaticabile Gabriella, ci siamo recati a Tiberiade per visitare la Casa Nova, affacciata sul lago. C’erano 40 gradi di caldo e un’umidità insopportabile, però pensare che Gesù ha visto per molti anni lo stesso azzurro del lago o il rosso delle montagne del Golan mi hanno riconciliato con l’ambiente. Se infatti a volte molte ‘memorie’ storiche sono incerte, sopratutto in relazione alla loro localizzazione, i paesaggi, per quanto qualcosa sia cambiato in duemila anni, non lo sono. Sono questi che in primo luogo restituiscono l’ambiente del vangelo e delle vicende del popolo scelto da Dio per farsi conoscere a tutti, noi inclusi, che siamo veramente gli ultimi arrivati di questa lunga storia.
Marco e Gabriella