I sauditi si preparano al grande turismo, con un sito archeologico cugino di Petra
Articolo di Elisa Pinna
L’Arabia Saudita, uno dei paesi più chiusi e inaccessibili del mondo, pare intenzionata ad aprirsi al turismo e nei prossimi anni, se tutto andrà secondo i programmi dell’ambizioso principe ereditario Mohammed Bin Salman, il regno sarà in grado di offrire ai turisti internazionali un sito archeologico di straordinaria bellezza, una città nabatea sorella di Petra e altrettante affascinante e ricca.
Come sempre i sauditi non badano a spese ed hanno promesso che investiranno – riferisce l’agenzia statale Saudi News – dai 50 ai 100 miliardi di euro per sviluppare l’area archeologica di Al Ula, ad un’ora e mezzo di volo da Riad. Si tratta di un territorio vasto come il Belgio e con paesaggi mozzafiato, con distese di sabbia bianca intervallate da formazioni vulcaniche nere, canyon color rossastro, oasi con sorgenti di acqua e palmeti. E’ qui che rimangono i resti di una civiltà sorta oltre duemila anni fa, testimoniata dai resti della città Hegra (oggi chiamata Madain Saleh) che era la capitale nabatean del sud, mentre Petra lo era del nord. Intorno 131 tombe, alcune scavate mirabilmente in imponenti massici di roccia color ocra. Hogra si trovava su una importante e – già a quei tempi – ultra-millenaria strada commerciale che connetteva il Mediterraneo all’Asia , una delle tante parallele della Via della Seta; e l’abitato costituiva un crocevia e un punto di incontro tra culture diverse.
Nel loro megaprogetto, i sauditi hanno chiesto l’aiuto della Francia, considerata nazione “esperta” in materia turistica e già intervenuta al fianco di Abu Dhabi per costruire il “Louvre del deserto”.
Le nuove ambizioni turistiche del Regno rientrano nel piano “Visione 2030” con cui il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman punta a modernizzare il suo paese. Infatti gli investimenti stellari serviranno non solo a costruire e infrastrutture necessarie per rendere fruibile l’enorme sito archeologico e a trasformare Madain Saleh in una nuova Marrakesh, ma anche a accelerare una transizione economica e sociale e a creare zone franche per il turismo in una nazione che finora ha ignorato le sue radici pre-islamiche. Nel progetto rientra anche la costruzione di località e villaggi balneari sulla costa saudita del Mar Rosso dove gli stranieri non saranno sottoposti alle severe leggi dell’islam wahabita locale.
Il turismo non ha costituito finora un punto forte del Regno e al momento non esistono nemmeno visti turistici, ma solo visti per i pellegrinaggi alla Mecca e a Medina (riservati esclusivamente ai musulmani) , visti di lavoro e visti per persone che hanno familiari in territorio saudita. Riad ha promesso che presto tutto cambierà. Non resta che aspettare e vedere. Intanto, in un piccolo assaggio, possiamo gustarci le foto di come si presenta ora il sito nabateo saudita.
articolo di Elisa Pinna