Pietre vive in Turchia
Chiesa cattolica di Antiochia
La Chiesa cattolica di rito latino, che lungo i secoli non aveva mai perso di vista Antiochia, tornò in questa città nel 1846 con i frati Cappuccini, dopo oltre sette secoli dalla partenza dei crociati. II primo ad arrivarvi fu P. Basilio Galli, della Provincia di Parma, che chiese l’autorizzazione direttamente a Pio IX. Instancabile, attivo, si attirò la simpatia della gente; aprì una cappella e una piccola scuola, ma pagò con la vita il suo zelo di pioniere poiché fu martirizzato il 12 maggio 1851. P. Basilio fu sostituito dai confratelli francesi che costruirono un modesto conventino e nel 1852 ottennero dal sultano l’autorizzazione di costruire una chiesa ad Antiochia per i cattolici di rito latino. La chiesa fu edificata dopo alcuni anni. Attraverso vicende alterne, i frati Cappuccini rimasero per oltre 90 anni nel luogo primitivo; ai frati francesi si unirono in seguito anche i libanesi.Dal 1939 Antiochia è una provincia della Turchia. Lo stesso anno la Scuola delle Suore di San Giuseppe dell’Apparizione, che aveva aperto nel 1913, viene costretta a chiudere.
Sempre nel 1939 i frati cappuccini furono obbligati a trasferirsi nella parte nuova della città, precisamente in una ex-fabbrica di liquirizia, utilizzata negli ultimi anni dagli armeni come loro chiesa, prima di emigrare in Siria. Nel 1964, il servizio della Chiesa cattolica di Antiochia, con il ritiro dei frati Cappuccini francesi e libanesi, passò a quelli di Parma che, mensilmente, venivano da Mersin.
Nel 1965 i frati cappuccini di Parma, nel cortile del convento, iniziarono la costruzione di una chiesa vera e propria. Nel 1973 fu inviato in città un religioso con dimora fissa (p. Roberto Ferrari). Nel 1977, tuttavia, con la confisca della proprietà egli fu obbligato a trasferirsi in una casa. Questa casa dove p. Roberto venne abitare è nell’attuale sito, al centro storico della vecchia Antiochia e precisamente nel vecchio quartiere ebraico dove si svolsero i fatti narrati dagli Atti degli apostoli. Ci si venne a trovare provvidenzialmente in un “triangolo ecumenico” ideale: a un centinaio di metri dalla sinagoga, a ridosso di una vecchia moschea e non lontano dalla chiesa ortodossa.
Tale casa, insieme ad una confinante acquistata in un secondo tempo, sono oggi restaurate e formano un corpo unico, nel tipico stile orientale molto suggestivo. L’odierna chiesa cattolica in Antiochia comprende: un piccolo convento, la chiesina (una Domus ecclesiae!) dedicata agli Apostoli Pietro e Paolo, due saloni per la comunità cristiana e l’accoglienza dei pellegrini e tre bei giardiniche incantano quanti si spingono fin qui per pregare o per una semplice visita ai luoghi cristiani. I restauri si sono protratti per due anni (1989-1991) e sono l’opera di un architetto antiocheno, Selahattin Altinöz. Dal 1995, attigua alla chiesa, è a disposizione una confortevole Casa di Accoglienza che viene utilizzata in autogestione. Comprende 9 stanze (4 con i servizi propri) con 18 letti, un’ampia cucina e un bel salotto. Attualmente i cattolici sono “un piccolo gregge” di una decina di famiglie. Ma come il lievito si unisce alla pasta, così essi cercano fraternamente e coraggiosamente di vivere il messaggio cristiano che viene loro proclamato insieme ai loro fratelli ortodossi. Già dal 1988 qui ad Antiochia la festa di Pasqua è celebrata alla stessa data di quella ortodossa.
Dal 1992 la Caritas ha aperto un ufficio anche in questa città. La campagna di condivisione della quaresima è realizzata insieme alla chiesa ortodossa. Sono momenti particolarmente intensi in cui questa comunità cristiana concretizza la sua vocazione all’unità e alla carità. La chiesa greco-ortodossa di lingua araba (dipende dal patriarca di Damasco trasferitosi con la partenza dei crociati) ha un migliaio di fedeli, una bella chiesa e ben tre sacerdoti.
Parroco è p. Domenico Bertogli fin dal 1987. Dopo essere stato coadiuvato da una suora di Roma per 15 anni, Germana Fragiacomo, dal 2002 fino all’aprile del 2008 è stato coadiuvato da una consacrata dell’Ordo Virginum della diocesi di Milano, Mariagrazia Zambon. Abbiamo tre comunità neocatecumenali che fanno un cammino di fede: la maggioranza sono ortodossi e diversi non cristiani. Così pure c’è totale armonia con gli ebrei e i protestanti che usufruiscono del nostro giardino per concerti religiosi. Anche con i musulmani si è in ottimi rapporti: in tanti vengono a visitare la nostra chiesa e specialmente i gruppi turistici provenienti da tutta la Turchia vi fanno una sosta chiedendo a noi di parlare della chiesa e della nostra fede, invogliati dalle molte icone che l’adornano. Infine è un punto fisso dei numerosi pellegrini provenienti da tutto il mondo: se non vi celebrano la messa, vi passano per avere informazioni sui cristiani locali e farvi una preghiera. Con le autorità della città si è pure in ottimi rapporti: il parroco è nella lista del protocollo e quindi è sempre invitato alle manifestazioni ufficiali. L’ecumenismo e il dialogo sono alla base della nostra presenza: crediamo che sia la sola strada che porta alla concordia e alla Pace.
Tutto ciò non si improvvisa, la volontà di “camminare insieme per la pace” da anni è uno sforzo comune maturato in un clima di rispetto reciproco, e tradotto in gesti apparentemente piccoli ma densi di significato.
- Fonte: sito ufficiale della parrocchia di Hatay www.anadolukatolikkilisesi.org/antakya/it/