Racconto di un pellegrinaggio in Terra Santa e deserto
Da una nostra pellegrina
Siamo partiti dal deserto del Neghev facendo memoria di fatti narrati nell’Antico Testamento accaduti ai padri della nostra fede: Abramo, Isacco, Davide e scoprendo resti di antiche civiltà che hanno incrociato le loro strade con il popolo di Dio.
Così ha preso l’avvio il pellegrinaggio in Terra Santa guidato dal nostro parroco Padre Mauro e proposto dall’agenzia Fratesole Viaggeria Francescana di Bologna. Ad un gruppo di parrocchiani di Stella Maris ed a Padre Giuseppe da Villa Verucchio si sono aggiunte una quarantina di persone provenienti da varie città: Torino, Milano, Verona, Firenze, Senigallia e naturalmente da un po’ tutta la nostra regione.
E dal Neghev siamo partiti con la visita ai resti della città nabatea di Shivta e fin da subito è apparso chiaro a tutti che la guida locale Laszlo, un giovane studente di scienze teologiche di origine ungherese che ci ha accompagnato passo dopo passo, avrebbe svolto il proprio compito con molto garbo, grande passione e profonda competenza.
L’incanto dell’alba nel kibbutz di Mashabei Sade, la scoperta di sorgenti che zampillano in mezzo a pareti di rocce roventi ci hanno trasmesso tante emozioni, ma la più forte di tutte è stato celebrare la S. Messa sulla nuda pietra di un terrazzo naturale a sbalzo sul gigantesco cratere di Mitzpe Ramon; mentre il tramonto tingeva di mille colori le rocce tutt’intorno, il vento ci sferzava e ci costringeva a chiuderci a cerchio sull’altare di sasso per riparare con i nostri corpi le Sacre Specie dell’Eucaristia.
A poco a poco abbiamo compreso l’importanza del contatto con la natura dei luoghi che hanno visto crescere il popolo di Israele, ma anche toccato con mano la più recente storia di questa terra; abbiamo visitato il kibbutz dove ha trascorso buona parte della sua vita il primo Primo Ministro dello stato di Israele David Ben Gurion che ora riposa accanto alla moglie nel suo mausoleo, bellissimo, sotto l’unico riparo dal sole del deserto dell’ombra di alberi di pepe. Da qui si gode una vista stupenda su una spaccatura delle rocce che chiamano wadi in fondo alla quale si trova una sorgente Ein Avdat che assieme a quella di Ein Gedi, o fonte di Davide, rappresenta uno dei luoghi più belli del deserto.
Dopo questi primi giorni nel Neghev, siamo risaliti lungo le sponde del Mar Morto fino alla fortezza di Masada teatro di una delle pagine più tragiche del popolo di Dio, dove novecento zeloti davanti all’avanzata dell’esercito romano, decisero di togliersi la vita anziché arrendersi.
I giorni sono volati via veloci e così ci siamo calati nei luoghi che più da vicino ci hanno parlato di Cristo: da Betlemme a Nazareth, dalle sorgenti del Giordano al lago di Tiberiade, da Cana a Betania, da Gerico a Cafarnao. Il trascorrere del tempo era scandito dalle celebrazioni eucaristiche o dalla lettura di brani delle Sacre Scritture che di volta in volta ci rimandavano ai luoghi che stavamo visitando, le chiese che ci accoglievano parlavano di episodi sentiti tante volte, ma che lì prendevano corpo ed in essi Gesù con Maria, Gesù con i suoi discepoli, i suoi amici, Gesù con le folle.
Infine siamo giunti a Gerusalemme, e qui come in un grande crogiuolo si vedono fondersi tante religioni, tante fedi che pur faticosamente convivono, coesistono, si tollerano ed erigono i loro luoghi di culto con caparbietà.
Per nostra fortuna i luoghi cari a noi cristiani sono custoditi con grande amore e tenacia dai Frati minori di S. Francesco il quale nei primi anni del 1200 strappò al Sultano che occupava quelle terre il permesso di prendersene cura. A tutt’oggi la Custodia di Terra Santa è l’organismo francescano che tutela per conto della Chiesa cattolica di Roma il patrimonio archeologico, storico, artistico e religioso dei cristiani in Terra Santa. Padre Carlos, autorevole rappresentante della Custodia, pur preso da mille impegni, ha trovato il tempo di dialogare con noi e di spiegarci in che modo i frati di Terra Santa si danno da fare per reperire i fondi necessari alla scoperta ed alla valorizzazione dei reperti storici ed archeologici nonché alla conservazione di quella memoria religiosa che resta vitale solo se si continua a praticare.
Prezioso infine è il rapporto di costante apertura al dialogo che i frati attuano con i rappresentanti delle istituzioni civili e religiose di altre confessioni che in quella Terra trovano anch’essi le loro radici e ciò più di tanto altro rende presente il messaggio di Cristo che invita ad abbracciare, amare e perdonare gli altri, chiunque essi siano.