Viaggio in Uzbekistan
Fortemente voluta, fortemente desiderata e conquistata: la città di Samarcanda per me rimarrà tale, non solo un ricordo ma sarà una sensazione di approdo come gli antichi mercanti in viaggio sulla via della Seta.
Una Via della Seta iniziata qualche anno fa in Armenia, dove davanti ad un caravanserraglio, il sorriso di una coppia che vendeva stemmi di automobili Nissan, delle grappe con una quantità smisurata di alcool e anche un miele zuccherino mi aveva affascinato: la loro semplicità e la loro serenità da quei giorni è con me nel cuore, mi aiuta nell’andare alla vera radice delle nostre relazioni, a togliere gli egoismi e fare spazio solo alle relazioni che meritano e che aiutano a brillare.
Una Via della Seta continuata con la scoperta dell’Iran dopo tanti racconti di famiglia e di trasferte di mio padre: qui la cultura è completamente differente, si sente la presenza del regime e la rigida imposizione di determinate regole anche negli usi e costumi (il velo a 40 gradi sotto il sole è stato un limite ad Agosto).
Una Via della Seta interrotta, il Covid ha rimesso in discussione le nostre priorità, le nostre sicurezze, i nostri affetti. Il viaggio più doloroso è quello che abbiamo intrapreso dentro di noi, caratterizzato dalla nostre paure, le nostre fragilità, i timori e lo scontro con una realtà completamente differente da quella vissuta fino ad allora.
Ma ancora una volta il viaggio e la vita sorprende. La mia testardaggine ha aggiunto quella spinta ulteriore per permettere di riprendere la Via della Seta ed arrivare a Samarcanda: se la mia Agenzia di fiducia mi riferisce che, si, c’è la possibilità di partire per l’Uzbekistan per concludere la via della Seta ma con almeno 4 partecipanti allora io rispondo che non solo siamo in 4, anzi, siamo in 6 (gli ultimi 2 manco li conosco, li vedo per la prima volta a Istanbul, Vittorio e Carola sono stati eccezionali compagni di Viaggio!).
E così il viaggio assume il sapore di una vittoria, di speranza, di famiglia, di tanta curiosità e di avventura per la partenza di un viaggio così poco consono e sicuramente rilassante ai più. Le città si susseguono: Khiva, Bukhara, Shahrisabz, Samarcanda e la capitale Tashkent. I monumenti sono quelli tipici di questi paesi musulmani: le moschee, le scuole coraniche e i minareti. La guida Sherzord sicuramente ha una marcia in più, affabile e pronto a raccontarci con passione e trasporto le bellezze della sua terra. Ma ciò che fa la differenza sono le persone, la loro semplicità, voglia di stare insieme anche con poco, ben lontano dalla nostra (mi ci metto anche io…) puzza sotto il naso, la ricerca del locale e posto fighetto o pettinato, lontanissimi dai nostri ritmi frenetici.
Un viaggio che assume anche un sentimento di ringraziamento per essere sani, vivi e stare bene: non posso negare che un viaggio di questo genere, seppur organizzato nei minimi dettagli, risulta molto intenso ed anche faticoso.
Ed allora il viaggio risulta sinonimo di bellezza, rimette in moto quella sana curiosità di conoscere, di non diventare autoreferenziali, di sapere apprezzare la fatica e riportarla nelle nostre vite quotidiane.
Il viaggio diventa una rinascita, ma anche condivisione per incoraggiare a viaggiare, a scoprire il mondo che ci circonda, a cambiare il proprio punto di vista, a fare pausa dai propri impegni, compiti ed incombenze della vita casalinga. Perché il viaggio cambia sempre ed anche le incombenze, i nostri impegni, i vincoli e tutto ciò che ci riporta a casa assumeranno un altro sapore e saranno anche più “sopportabili e piacevoli”.
testo e foto – Gloria Ramera